Mauss e Strauss - antropologia

Marcel Mauss, sociologo e antropologo francese, è noto per il concetto di “fatti sociali totali”, introdotto nel suo saggio Saggio sul dono. Questi fatti sociali totali sono fenomeni complessi che coinvolgono diverse dimensioni della vita sociale (economica, giuridica, religiosa e morale) e influenzano la società nel suo insieme. Mauss ha studiato il sistema del dono nelle società tradizionali e ha mostrato come questo non fosse solo un atto economico, ma piuttosto un intreccio di obblighi reciproci che coinvolgono onore, potere e relazioni sociali. Regole che governano il dono: obbligo, reciprocità e lo hau. Nel suo studio sul dono, Mauss descrive tre principali obblighi che regolano questa pratica: 

  1. Obbligo di dare: Il dono è un mezzo per instaurare e mantenere rapporti sociali, quindi è necessario dare per creare un legame. 
  2. Obbligo di ricevere: Rifiutare un dono significa rifiutare il legame o l’inclusione nella comunità. 
  3. Obbligo di ricambiare: Chi riceve un dono è obbligato a restituire qualcosa di valore equivalente o superiore, per mantenere l’equilibrio e il rispetto tra le parti. 

Mauss esplora anche il concetto di hau, una forza spirituale del dono presente nelle culture polinesiane, che sottolinea come il dono porti con sé l’essenza del donatore e crei un legame con chi lo riceve. Hau esprime l’idea che un dono non possa essere semplicemente trattenuto ma deve circolare, poiché trattenerlo significherebbe rompere il ciclo di reciprocità e l’equilibrio sociale.

Mauss ha avuto una forte influenza su Claude Lévi-Strauss, il padre dell’antropologia strutturale. Lévi-Strauss ha apprezzato l’approccio di Mauss perché non si limitava a descrivere i fatti sociali, ma cercava di comprenderne il significato profondo e le strutture sottostanti. Lévi-Strauss ha ripreso l’idea del dono come elemento strutturale e ha ampliato l’analisi a un livello più generale, interpretando i fenomeni sociali come sistemi di segni e simboli governati da regole universali. 


Claude Lévi-Strauss ha definito la cultura come l’insieme di ciò che è prodotto dall’uomo e distinto dalla natura. Secondo lui, la cultura comprende tutto ciò che è appreso, condiviso e trasmesso all’interno di una società, come il linguaggio, le regole sociali e le pratiche culturali, e si contrappone agli aspetti innati o biologici della condizione umana. Egli ritiene che la comparsa del linguaggio sia stata un momento cruciale nel passaggio dalla natura alla cultura.  Il linguaggio, con la sua struttura e complessità, ha permesso agli esseri umani di comunicare, trasmettere conoscenze e codificare norme sociali. Questo evento ha segnato una distinzione netta tra il comportamento istintivo (natura) e quello culturale. Un altro aspetto fondamentale per Lévi-Strauss è la proibizione dell’incesto, che considera la prima regola sociale universale e il segno distintivo del passaggio dalla natura alla cultura. La proibizione dell’incesto stabilisce un limite agli impulsi naturali e crea l’obbligo di formare legami al di fuori del gruppo familiare, favorendo l’alleanza tra clan. 

Lévi-Strauss ha introdotto le categorie di società “calde” e società “fredde” per distinguere i diversi modi in cui le culture affrontano il cambiamento e la loro relazione con il tempo storico:  

  • Società calde: Sono società che stimolano il cambiamento storico utilizzando diseguaglianze che determinano conflitti.
  • Società fredde: Sono società che cercano di mantenere la loro struttura sociale e culturale stabile nel tempo, resistendo al cambiamento e cercando di minimizzare l’influenza degli eventi storici. Queste società si concentrano sulla ripetizione delle tradizioni e sull’equilibrio interno, evitando le trasformazioni che potrebbero alterare la loro identità. 




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